La versione Frozen Daiquiri degli anni Ottanta era molto semplice da eseguire: si mettevano tutti gli ingredienti nel blender, si frullava e si versava in un bicchiere adatto (in questo caso l’old fashioned).
Curioso notare come nel 2004 la nuova ricetta del frozen si arricchì di una pallina di gelato (a nostra scelta) e si cambia il tipo di bicchiere, prediligendo uno tipo goblet (una sorta di ballon adatto ai long drink). Ma si poteva usare anche una coppa sombrero, adatta per i frozen.
Le curiosità legate al Frozen Daiquiri degli anni Ottanta che potrai leggere nel libro dedicato. Ecco un’anticipazione:
C’erano una volta le sale giochi. In realtà esistono ancora, soprattutto in città legate al divertimento. Solo che una volta rendevano di più. Dapprima occorrevano monete da 50 lire, poi arrivare a menote da 100 e 200 lire. Potevi trascorrere anche un’ora a giocare con una moneta, dipende da quanto eri bravo. Non esistevano i “trucchi” online da sbirciare, ma era frutto di esperienze o di dritte date dagli amici. Il salto di qualità, ossia quando il videogame è diventato di massa, è avvenuto proprio negli anni Ottanta. I più fortunati avevano a casa i primi computer come lo ZX Spectrum per poi arrivare al Commodore 64. Dal Commodore si passò poi alla sala giochi.
Il mio favorito (ma era difficile comunque, dispendioso per le 100 lire che donavo alla causa) era Ghosts ‘n Goblins, detto anche il “villaggio del mondo demoniaco”). Correva il 1985 e il protagonista era Sir Arthur, un cavaliere medievale in armatura, ma appiedato, che corre e combatte in diversi ambienti spettrali popolati di vari tipi di mostri. Lo scopo è salvare la sua bella, rapita all’inizio del gioco da un demonio, in buona compagnia compreso l’ultimo boss finale (così si chiamavano i mostri che ti facevano superare il livello), Astaroth.
Un anno dopo la nascita del primo fast food in Italia, 1982 invece apparve Burger Time, dove dovevi comporre il panino perfetto, nei panni di uno chef. Come uniche armi sale e pepe, ed i tuoi nemici prendono il nome di uova e salsicce.
Nel 1986 compare Bubble Bobble, dove troviamo i fratelli Bubby e Bobby sotto forma di draghi verdi che devono salvare le loro fidanzate dal cattivo di turno. Sono ben 100 gli schemi da superare ed in ogni schema devono intrappolare i nemici nelle bolle che sparano dalla bocca e che fanno poi esplodere, una volta “riempite”, urtandole. Compare anche Lady Bug (1981), un anno dopo l’uscita di Pac-Man. La protagonista è una coccinella, che deve attraversare lo schema sfuggendo i nemici, usando le porte girevoli e facendo incetta di fiorellini per completare il livello.
Per la serie disastri sulle strade, troviamo Frogger (1981): una povera rana che deve attraversare indenne una strada trafficata. La velocità dei veicoli in transito aumentava di volta in volta creando non solo tensione a chi giocava, ma anche a chi ti stava intorno. Mentre in TV imperversava Mission: Impossible (sì proprio quello che avrebbe dato vita alla serie nel grande schermo con Tom Cruise), negli schermi dei videogames apparve Impossible Mission (1984). L’eroe (che guardandolo meglio somigliava in maniera sconcertante al futuro inteprete di Ethan Hunt sul grande schermo, Tom Cruise…) doveva assolvere una serie di delicati compiti per portare a termine una missione. Impossibile, appunto. Tra i primi sparatutto merita un posto in rilievo anche Galaga, un videogioco arcade pubblicato nel 1981 dalla Namco e successivamente convertito per diverse piattaforme domestiche. E’ uno dei capostipiti delle navi spaziali sparatutto.
Per leggere tutta la storia, è disponibile il libro. Scarica la scheda: cocktail-2cod-promo