Non si trovano camerierei, ma quelli che si trovano…

” Vi ricordate il ristorante Cencio La Parolaccia a Roma, nel cuore di Trastevere? Il format della serata prevedeva una certa goliardia fra canzoni popolari ben condite da riferimenti piccanti, battute sporcaccione, qualche vaffanculo ai clienti e via dicendo. Si scherzava, lo dice il nome del locale, tutt’ora in attività.

Oggi invece dilaga la maleducazione nei ristoranti, quella vera, altro che Cencio La Parolaccia! C’è poco da ridere perché da un lato la figura del cameriere – oramai introvabile – manca spesso di professionalità e non ha la minima cognizione delle regole di base del servizio di sala, dall’altra i clienti sono sempre più irrispettosi anche sotto il profilo umano. Ecco alcuni episodi che mi sono capitati di recente, dalla birreria con würstel e crauti, all’hotel di lusso con ristorante stellato.”

Tratto da Dagospia, articolo di Cristiana Lauro

BIRRERIA/PUB CON CUCINA. Seduta per i fatti miei ho chiesto una birra alla spina a una cameriera che non smetteva di chattare sul cellulare. Stavo lavorando sull’I Pad, quando la tipa si è avvicinata per dirmi che aveva mal di pancia perché le erano arrivate “le sue cose” (che essendo sue se le può anche tenere, non vedo perché condividerne il racconto). Lamentava inoltre un forte bruciore e gonfiore alla lingua che, spontaneamente, ha scelto di esibire. Se l’era fatta perforare il giorno prima con un chiodo, volgarmente detto piercing.

 

Ero senza parole per l’eccesso di confidenza nei confronti di una cliente sconosciuta e di passaggio in quel locale, ma non volevo risponderle male. La ragazza ha poi deciso di sedersi al mio tavolo, per proseguire con le sue lagne. Non sto scherzando, l’ha fatto davvero! A quel punto le ho chiesto di alzarsi ed è arrivato un collega che me l’ha levata di torno. Si è scusato quasi in ginocchio e mi ha spiegato che la ragazza era al terzo giorno di lavoro, senza esperienze precedenti. “Non troviamo camerieri!”

 

HOTEL DI LUSSO AL BAR. Seduta in giardino ho scelto un cocktail analcolico talmente fresco e piacevole che ho deciso di fare il bis. Il cameriere si è presentato senza vassoio con uno Spritz in mano. Gli ho fatto notare che avevo chiesto un altro drink e per giunta analcolico. L’uomo è tornato, questa volta con la bevanda giusta ma sempre con trasporto a mano senza vassoio. Dopodiché, con nonchalance, è andato via lasciandomi sul tavolo il bicchiere sporco con tutti gli avanzi del cocktail precedente.
CLIENTI MALEDUCATI. Il tavolo era prenotato per quattro, ma si sono presenti in otto senza avvertire. Contesto elegante e ristorante pieno. Nonostante le difficoltà, il disagio per i camerieri e per il pubblico già seduto, il direttore di sala è riuscito ad accontentare la richiesta complicata. Quindi si è recato all’ingresso per accogliere il doppio quartetto che, in leggerezza, lo ha aggiornato sulle scelte consiliari disposte dal collettivo mentre lui si prodigava in sala facendo cambi di set decisamente acrobatici: “Abbiamo deciso di andare da un’altra parte”.

 

CLIENTE CAFONE E TACCAGNO. In un locale di una certa eleganza si è affacciato uno straniero – nordeuropeo direi – con evidenti disponibilità economiche. Fra orologio, abiti e buste dello shopping aveva più firme di un referendum. Con atteggiamento tutt’altro che cordiale ha chiesto un tavolo nel cortile che però era pieno e, oltretutto, non risultava alcuna prenotazione a suo nome.

 

La responsabile di sala gli ha offerto un posto all’interno con aria condizionata. L’uomo ha accettato e si è seduto da solo in un tavolo apparecchiato per sei, rifiutando il cambio con uno più piccolo, seppure comodo. Ha preteso e ottenuto di occupare da solo quel tavolo per la vista sul cortile dalla grande finestra di fronte. I camerieri hanno dovuto sparecchiare i cinque coperti e quel cafone ha consumato il pasto – abbinandolo allo Spritz – senza mai staccare gli occhi dal telefonino. Mai! Già, perché il suo obiettivo non era la vista sul cortile, ma il privilegio. Ovviamente non ha lasciato un euro di mancia